Virginia Oldoini: Storia della Contessa di Castiglione

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Virginia Oldoini: Storia della Contessa di Castiglione

La Contessa di Castiglione dall’infanzia all’arrivo in Francia

Oggi voglio dedicare una news a una contessa della mia terra, una nobile molto discussa e chiacchierata che non è passata inosservata e che, ancora oggi, fa parlare di sé. Mi riferisco a Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione.

Sebbene non tutti la conoscano, la Contessa ha ricoperto un ruolo molto importante presso la corte di Francia, grazie anche al cugino acquisito Camillo Benso di Cavour. Ti assicuro che è una storia avvincente, fatta di intrighi e storie d'amore svoltisi nell'Ottocento.

Virginia Oldoini: Storia della Contessa di CastiglioneVirginia nasce a Firenze il 22 marzo 1836. Figlia del Marchese Filippo, diplomatico di origini spezzine, e di Isabella Lamporecchi da cui prese la grande bellezza e una bella dose di cinismo, venne battezzata il giorno successivo presso l’oratorio di San Giovanni, nel quartiere di San Lorenzo, con i nomi Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa e Maria.

Nonostante la sua agiatezza, Virginia non visse un’infanzia felice, soprattutto a causa del padre che la trascurava. Fu grazie al nonno Ranieri se Virginia ricevette un’educazione degna di nota: studiò privatamente arrivando a parlare il francese e l’inglese ad alti livelli

La sua bellezza non passò mai inosservata e la stessa Virginia ne era consapevole. A 16 anni fu sedotta da uno dei suoi corteggiatori a tal punto, che i genitori si decisero a trovarle marito. La scelta cadde su Francesco Verasis Asinari di Costigliole d’Asti e di Castiglione Tinella, un facoltoso vedovo di dodici anni più grande.

Come spesso accadeva ai tempi, la giovane Virginia non amava il suo promesso ma, rassegnata, lo sposò acquisendo così il titolo di Contessa di Castiglione, titolo che le permise di godere del vasto patrimonio del marito. Virginia, però, non era solo molto bella, ma sapeva cosa voleva e come ottenerlo: lo stesso Conte suo marito si arrese alle sue pressanti richieste e accettò di concederle, negli accordi prematrimoniali in voga a quell’epoca, di potersi muovere in società a suo piacimento. Una grande libertà nel 1800.

Il matrimonio fu celebrato il 9 gennaio 1854 nella chiesa di Santa Maria del Fiore in Firenze, matrimonio che la fece entrare nella corte dei Savoia. I coniugi si stabilirono a Torino. Il 9 marzo 1855 nacque il loro unico figlio Giorgio, che morirà a soli 24 anni di vaiolo a Madrid.

Il matrimonio, oltre a regalarle ricchezza e un titolo importante, le fece acquisire anche un parente di tutto rispetto: Camillo Benso di Cavour, cugino del marito, e ai tempi presidente del Consiglio del Regno di Sardegna.

Fu proprio grazie a Cavour se la Contessa approdò in Francia, teatro di tanti e importanti eventi nella vita di Virginia.

Tutto iniziò quando l’imminente guerra con l’Austria spinse Cavour a usare Virginia per assicurarsi l’aiuto della Francia in favore dell’Italia e, in particolare, l’aiuto dell’allora Imperatore Napoleone III. La missione diplomatica affidata a Virginia era quindi di grandissima importanza, non solo per Cavour, ma per l’Italia stessa.

All’insaputa del cugino, Cavour propose a Virginia di trasferirsi a Parigi nel novembre del 1855 per sedurre l’Imperatore e portarlo così dalla parte dell’Italia. La Contessa, fortemente annoiata dalla vita di corte a Torino, accettò con gioia la proposta di Cavour, soprattutto perché Parigi esercitava su di essa un fascino irresistibile, essendo ai tempi la capitale del bel mondo e della vita elegante.

Il 25 dicembre 1855 giunse a Parigi in compagnia del marito e del figlio e si trovò subito circondata da sentimenti di ammirazione e, purtroppo, anche di odio. Per esempio, mentre la Principessa di Metternich rimase colpita dalla sua grazia, l’Imperatrice Eugenia, in quanto fervente cattolica, la giudicava assai negativamente e non sopportava la sua libertà di azione.

A maggio il Conte Verasis, offeso dal comportamento mondano della moglie, decise di tornare con il figlio a Torino e l’anno successivo si separò definitivamente da lei. La contessa infatti non nascose mai le sue avventure a Parigi e, anzi, tenne traccia di ogni incontro all’interno di un suo diario personale.

Il soggiorno a Parigi non solo pose fine al suo matrimonio, ma le aprì numerose porte. Nel novembre 1856, quando era ospite dei festeggiamenti nel castello di Compiègne, cedette al corteggiamento dell’imperatore e ne divenne l’amante. Il ruolo di favorita la pose al centro dell’attenzione, oltre a renderla anche una donna assai potente.

Purtroppo il suo momento di protagonismo ebbe breve durata. Il 2 aprile 1857, mentre l'imperatore usciva da casa della contessa, subì un attentato prontamente sventato dalla sua guardia del corpo. Essendo tutti i congiurati italiani, i sospetti caddero anche sulla contessa di Castiglione, cittadina del Regno di Sardegna: pur non avendo alcun rapporto con gli attentatori mazziniani, fu costretta a lasciare la Francia e partì per Londra.

La decadenza e i suoi ultimi anni

Con la sua dipartita da Parigi, terminò anche la missione diplomatica per conto dell’Italia, missione che però la Oldoini ricorderà per tutta la vita.

Napoleone III fu solo una delle sue tante e gloriose conquiste. Quando si stabilì in Italia, dividendosi tra La Spezia e Torino, fu l’amante di Vittorio Emanuele II, dal cui cuore però non riuscì mai a soppiantare il posto di Rosa Vercellana.

Nel 1861 giunse da Parigi il permesso di tornare, dove però non riuscì a conquistarsi una posizione di primo piano a corte. Prese quindi parte a numerosi quadri viventi (tableau vivant) e si fece immortalare in numerosi dipinti e in una serie di fotografie performative: queste sue attività trasformarono la contessa in un’autentica icona del suo tempo, anche grazie ad importanti palcoscenici come l’Esposizione Universale di Parigi del 1867.

Le fotografie rivestono un particolare interesse. In esse la bella contessa si travestiva, si mascherava e impersonava i più svariati personaggi, dalla regina di cuori alla Madonna, da Anna Bolena a Medea passando per Beatrice e la regina della notte. In virtù di questa sua attività, molti la considerano come la prima modella di fotografie di moda, in grado di intuire la modernità di questo strumento dando anche prova di originalità e inventiva, mostrando un approccio artistico che anticipò il lavoro dei fotografi moderni. Un esempio è lo “studio sui piedi”, una serie di scatti che hanno per oggetto le gambe e i piedi della bella Contessa.

Il 30 maggio 1867 il marito morì per una caduta da cavallo a Stupinigi ed il figlio tornò a vivere con lei. Nel 1870, per timore dei disordini scoppiati a Parigi dopo la sconfitta di Sedan, si rifugiò in Italia, da dove, senza successo, cercò di aiutare la nuova Repubblica francese a ottenere condizioni meno dure nelle trattative di pace con la Prussia.

Nel giugno 1873 fece definitivo ritorno in Francia. Accarezzò il sogno di una restaurazione monarchica, nella quale sognava di ricoprire il ruolo di regina: cercò di conquistare uno dei pretendenti al trono, Enrico d’Orléans, ultimo duca d’Aumale e figlio del ‘re borghese’ Luigi Filippo, che però non cedette al suo fascino.

Gli ultimi anni di Virginia furono abbastanza tristi, conclusi in un volontario isolamento a Place Vendome aggravato dalla tragica morte del figlio nel 1879. Virginia Oldoini morì a Parigi il 28 novembre 1899 e venne sepolta nel cimitero cittadino di Père-Lachaise. Un poeta anonimo è l’autore dell’epitaffio che termina così: “È un attimo solo. La Morte distende il suo negro mantello. E il viso che fu così bello conosce l’oltraggio più forte”.

La storia e la vita della Contessa di Castiglione interessò nel corso dei secoli tantissime persone, alcune anche molto importanti. Fu lo stesso Gabriele D’Annunzio che, nel firmare la prefazione di un libro a lei dedicata, scrisse “darei la maggior parte dei suoi ritratti troppo numerosi e troppo diversi, per conoscere il timbro della sua voce”. A tanto arrivava la curiosità verso una donna così in vista e a cui era stato dato un grande potere e un prestigioso incarico nel nome dell’Italia.

Chi era veramente Virginia Oldoini?

"Io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona, dato il mio carattere fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi detesta ma ciò non mi importa non ci tengo a piacere a tutti”.

Al di là delle sue vicende, chi era davvero la Contessa di Castiglione? Era una donna con molte manie che, come spesso accade, si accentuarono drasticamente con l’avanzare degli anni. Una di queste manie riguardava le sue lettere: quando scriveva a qualcuno chiedeva sempre che la missiva le fosse resa così che la potesse conservare.

Era ossessionata dalla sua immagine e dal suo aspetto fisico a tal punto che tentò ogni mezzo per conservare intatta la sua leggendaria bellezza. Ricorse a centinaia e centinaia di ritratti e fotografie che si fece fare nel corso degli anni, fino a pochi giorni dalla sua morte.

Basta osservare con attenzione le sue fotografie, in particolare quella mentre osserva la macchina attraverso un occhiello, per rendersi subito conto che la Contessa era vanitosa, eccentrica e una vera narcisista vissuta nell’Ottocento. A dispetto dei numerosi amanti che collezionò e che elencò nel suo famoso diario con un codice segreto, il suo vero amore sembrò essere proprio sé stessa.

Commissionava abiti maestosi e molto sfarzosi, utilizzava preziose giarrettiere ricamate con frasi piccanti, indossava biancheria intima in seta e lanciava nuove mode, come l’uso del color magenta e delle piume. Amava attirare l’attenzione su di sé motivo per cui assumeva pose sensuali e sfoggiava una personalità fuori dal comune: non voleva passare inosservata e, grazie a questi e altri stratagemmi, era impossibile che ciò avvenisse.

Come ogni narcisista che si rispetti, la vecchiaia fu per lei un momento critico e spinse la sua vanità all’estremo: la Contessa decise infatti di non uscire più di casa per non mostrare alle persone la sua pelle piena di rughe. Decise anche di rimuovere gli specchi presenti nell’abitazione per non doversi confrontare con l’inesorabile trascorrere del tempo. Al contempo, si circondò di ritratti e fotografie che la ritraevano ancora giovane e avvenente, come a voler preservare una gioventù ormai sfiorita.

Questa donna divenne leggenda per i suoi modi stravaganti, per lo stile di vita che condusse, ma anche per la sua decadenza subentrata con la vecchiaia, sottolineando una volta in più il suo amore per sé ai confini con l’ossessione.

Nel corso della sua vita ebbe numerosi amanti dai quali, a volte, ottenne anche favori o denaro, senza mai celare i suoi veri scopi: proprio come le cortigiane del suo tempo, anche la Contessa basava tutto su questi suoi incontri amorosi. Questo però non vuol dire che lei disprezzasse gli uomini e che li usasse solo per i suoi scopi: per più di una persona pianse lacrime amare e piene di amore, ma sapeva anche che se non trovava l’uomo giusto, tanto valeva che le fosse utile.

Del resto Virginia sapeva bene come irretire gli uomini fino ad ottenere ciò che voleva. Soleva dire:

“Ogni donna ha il dovere di essere bella, non per sé, ma per gli altri. Per sé invece deve essere ambiziosa, astuta e agguerrita”.

Questa donna forte, ambiziosa e sicura di sé ha lasciato il segno nella storia e ancora oggi sono numerosi a parlare di lei, della sua vita e delle sue stravaganze. Il Comune di Castiglione Tinella rievoca annualmente la figura della Contessa di Castiglione, con l'evento "Virginia Day". Alla Contessa di Castiglione sono intitolate un’associazione turistico-culturale, una terrazza presso l’edificio comunale e perfino dei dolci a base di nocciola delle Langhe chiamati “Contessine”.

Nobiltà, Langhe e cultura: la location dell’Albergo Motta

Il mio Albergo Motta dista pochi minuti di macchina dal Comune di Castiglione Tinella e, dopo una riposante notte, potrai partire alla scoperta delle meraviglie delle Langhe. Castiglione Tinella sarà solo la prima tappa di un lungo e interessante percorso che si snoda sulle colline piemontesi, fatte di storia, leggende, cantine e sterminati filari di vitigni.

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Considerando il periodo che stiamo vivendo, ci tengo a precisare che il piano di autocontrollo Covid-19 fortemente voluto dalla sottoscritta è ancora in vigore e tale rimarrà per lungo tempo.

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