Leggende piemontesi: le masche delle Langhe

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Leggende piemontesi: le masche delle Langhe

Antiche leggende e masche: il Piemonte è anche questo

Sulle Langhe aleggiano numerose leggende piemontesi per bambini e adulti. Come in gran parte d’Italia, anche in questi nostri piccoli borghi girano storie, più o meno veritiere, che si tramandano di generazione in generazione e, indipendentemente dal fatto che uno ci creda, sono entrate ormai nel folclore locale.

Le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato, come quelle che circondano l’Albergo Motta, sono famose per i loro panorami incontaminati, per gli ampi vigneti che si estendono a perdita d’occhio. Di solito si visitano queste terre per i vini, per i tartufi, per le belle mangiate in compagnia e per ammirare un panorama mozzafiato. Altri ancora preferiscono una vacanza culturale, andando a visitare i luoghi di Pavese e di Fenoglio.

Esiste poi un terzo gruppo di persone, coloro che si recano sulle Langhe in cerca delle masche, raggiungendo quei luoghi che anni or sono sono stati scenario di misteriosi eventi e che, ancora oggi, incutono un po’ di timore. Anche i più scettici davanti a tali storie decidono di mantenere un basso profilo, nel dubbio che tutto ciò sia davvero accaduto.

Ma cos’è una masca? Il termine masca è una parola molto antica e significa “anima di morto". In altre parti d’Italia, le masche sono note con un nome ben più famoso: streghe.

La masca era una donna dalla doppia vita dotata del potere della metamorfosi. Durante il giorno vestiva i panni dell’innocua vecchietta o della casalinga, magari di quella simpatica anziana che abitava in una casa nel tuo borgo, ma di notte si trasformava, ossia andava in masca. Diventava così un gatto nero, un pipistrello, una capra o una biscia per vendicarsi di chi le aveva fatto un torto, o di chi semplicemente era invidioso di lei.

Le sue prede preferite? I viandanti.

Le masche nelle credenze locali

Le masche nelle credenze localiÈ possibile credere ancora nelle streghe nel 2020? In questo articolo non voglio convincere nessuno circa tali leggende piemontesi, ma facendo parte del nostro folclore e della nostra tradizione, credo sia interessante per tutti i turisti saperne un pochino di più. Ognuno, poi, trarrà le proprie conclusioni.

I contadini di una volta, come i miei nonni e bisnonni che erano nati e abitavano in questi luoghi, se accadeva qualcosa di strano davano sempre la colpa alle masche. Questo piccolo indizio fa già comprendere che le masche piemontesi non sono le streghe buone che abbiamo spesso visto in TV, ma erano esseri davvero crudeli, dispettosi, vendicativi e dotati di poteri sovrumani.

Nel corso dei secoli sono numerose le credenze che si sono susseguite. Per esempio si credeva cheil sacerdote mentre celebrava la messa fosse in grado di individuare una masca; oppure che bastava mettere una croce nell’acqua santa per impedire alla strega di scappare.

Si credeva anche che per scoprire le masche e mandarle via, occorresse bruciare la legna e le catene della stalla e colpire chi era sospettata di essere una di loro con un bastone per costringerla a rivelarsi e a promettere di abbandonare le proprie stregonerie.

Tra le storie che si raccontavano vi erano anche una serie di consigli per evitare che le masche potessero nuocere a qualcuno con i loro incantesimi e malefici. Nelle Langhe e nel Monferrato, le levatrici e le madri dei bambini raccomandavano di non lasciare asciugare all'aperto gli indumenti dei propri figli per evitare che le masche facessero loro del male attraverso gli abiti.

Un altro rimedio al potere delle masche piemontesi era quello di mettere sulla porta di casa dei rametti a forma di croce, o una scopa sul focolare: quando la masca arrivava, contava i fili di saggina, ma non essendo abile in matematica, impiegava molto tempo e veniva così scoperta al suono delle campane all'alba. Alcuni consigliavano anche di circondare la casa con un filo di canapa filato da una ragazza pura e che mai, prima di allora, aveva usato un fuso.

Nell'Albese, si usava posare sulle fasce dei neonati un panno con disegnata un'immagine sacra. Un'altra precauzione era quella di portare al collo un sacchetto contenente sale triturato e una candela benedetta; le donne avevano anche l'abitudine di spargere sale nei letti e nelle stanze.

Si cercavano sempre nuovi modi per proteggersi dalle masche e dal loro potere, tanta era la paura dei residenti dei piccoli borghi che impreziosiscono ancora oggi le Langhe.

Insieme a queste piccole protezioni, però, si tramandano anche le storie relative le masche: ogni bambino piemontese è cresciuto con questi racconti di paura e tutti, almeno una volta, sono stati terrorizzati da essi.

Nelle Langhe per compiere i loro malefici, le masche si servivano di uno speciale libro del comando e delle formule demoniache in esso contenute. I contadini ricorrevano a benedizioni speciali dei parroci, o ai poteri dei settimi, per liberare le persone e animali ritenuti vittime degli incantesimi della masca.

Le masche erano anche una manifestazione dei fenomeni che oggi si definiscono paranormali: quando qualcuno racconta di aver visto le masche non si riferiva all'incontro con streghe, ma a qualcosa di strano e di inspiegabile che lo aveva terrorizzato. Insomma tutto ciò che era difficile da comprendere e spiegare, era collegato alle masche e alla loro presenza.

Durante la mia infanzia, quando mi trovavo in vacanza a casa dei miei nonni materni nelle campagne astigiane, mio nonno e i suoi vicini di casa nominavano sempre con un certo timore il nome della masca del loro paese. Tutti ricordavano almeno un paio di fatti strani accaduti senza spiegazione, per esempio raccolti perduti, animali ammalati, neonati che improvvisamente morivano in culla. La colpa veniva sempre data a una donna dotata di poteri occulti che non si separava mai dal proprio libro del comando, donatole dal demonio in persona.

Questi racconti che sentivo dai miei nonni mi hanno sempre spaventata a morte e, come me, anche tanti altri bambini delle Langhe. Tutti siamo cresciuti con queste leggende piemontesi.

La Masca Micilina: storia e un percorso tutto da scoprire

La domanda sorge spontanea: esistono ancora le masche? Come già detto non sono qui per convincerti di qualcosa, ma ti riporto solo delle informazioni e sarai tu a decidere se credere in queste nostre leggende o meno.

Il fenomeno delle masche è presente in un po’ tutto il Piemonte, dalla provincia di Granda al Monferrato. Qui si nascondono storie antichissime e legami con il mondo celtico; in passato questo fenomeno era associato alla lotta della Chiesa Cattolica contro le eresie e la tradizione druidica.

La Masca Micilina: storia e un percorso tutto da scoprireMolte sono le storie sulle masche presenti nelle mie zone. La masca più famosa del Roero a Pocapaglia è senza dubbio la masca Micilina, una donna accusata di stregoneria e bruciata sul rogo nel 1500. Nata come Micaela Angiolina Damasius, era una donna mal maritata che un giorno, tornando dai campi, incontrò un elegante signore che le promise che non si sarebbe mai più dovuta preoccupare del violento coniuge.

Dopo tale incontro, tornò immediatamente a casa e trovò il marito morto: questo evento le portò la fama di essere una masca molto pericolosa e cattiva, una fama che la condusse a morire bruciata, come tante altre donne accusate di stregoneria. Ancora oggi, a Pocapaglia, si possono visitare le Rocche, il luogo in cui Micaela fu bruciata viva: si narra inoltre che il colore rosso della terra presente in quel luogo, sia il suo sangue versato.

Si tratta di una storia avvincente, indipendentemente che tu voglia credere alle streghe e ai loro poteri, ma quello che forse non sai è che esiste anche una bella escursione: il Sentiero della Masca Micilina.

La Masca Micilina: sentiero

Il percorso parte dalla parrocchia SS. Giorgio e Donato a Pocapaglia e si snoda attraverso la principale via del paese, incrociando la chiesa di S. Agostino e l’imponente castello del XII secolo. Continua a percorrere la discesa che costeggia il castello: il sentiero prosegue su una strada asfaltata in direzione Saliceto e, a tratti, si affaccia su spettacolari aperture panoramiche sulle Rocche e sulla porzione più antica del maniero. Potrai anche ammirare in lontananza i castelli di Monticello e Santa Vittoria d'Alba.

Prosegui per circa un chilometro tra seminativi e noccioleti, sino ad incontrare i primi bellissimi castagneti. Segui la segnaletica e ti inoltrerai in un vasto prato di pioppi e di querce: è proprio qui che, sulla destra, parte uno stretto e ripido sentiero diretto verso il fondo della rocca. Tra felci, sambuchi, noccioli selvatici, robinie e querce, prosegui in una zona in penombra, che si aprirà su un prato luminoso, circondato dal fitto bosco.

Riprendi una breve discesa sino a quando il sentiero si allarga sul fondo valle in una comoda sterrata, fiancheggiata da vegetazione. Proseguendo noterai che la vegetazione si farà sempre meno fitta e si inizieranno a rivedere, ai fianchi della sterrata, alte pareti di rocca e un piccolo rio. La strada prosegue tra i primi fabbricati rurali sino alla chiesetta di San Giacomo dalla quale inizierai la salita asfaltata per il centro del paese.

Ad agosto si organizza sempre la Notte delle Masche a Sinio (CN). Si tratta di una manifestazione che ha luogo nelle strade e nelle piazze del centro storico. In uno scenario notturno davvero suggestivo, vivrai incontri semiseri con le “masche” e il mondo dell’occulto; troverai anche bancarelle, intrattenimenti, danze e, gratuitamente come vuole la tradizione, potrai anche farti fare i tarocchi.

la Notte delle Masche a Sinio

Storie curiose sulle masche delle mie zone

A Revigliasco d'Asti, tutti ti possono parlare della gent d’l can bianc (la gente del cane bianco): nei pressi di una cascina era facile imbattersi in un grosso cane bianco che ha dato il nome alla zona, alla cascina e alla famiglia che lo vedeva sovente. Chiunque lo incontrasse aveva sempre la stupefacente sorpresa di vederlo scomparire così come era comparso e questo accadde anche alla mia bisnonna materna.

Leggende piemontesi: le masche delle LangheSempre nell’astigiano, sulla strada per Refrancore, si incontra in mezzo ai boschi la curva masca Micilina, popolata da strane apparizioni.

A Refrancore si racconta di un uomo che un giorno trovò sulla sua strada un rovo e per poter passare ne tagliò una parte. Il giorno dopo, una donna del paese aveva una misteriosa ferita ad un braccio, compatibile con i tagli che l'uomo aveva arrecato al rovo il giorno precedente.

A Montechiaro un uomo, tornando a casa di notte, incontrò sul suo cammino due pecorelle. Tutto contento le portò a casa e le legò nella la stalla, ma l’indomani mattina, legate alla parete della stalla trovò due anziane donne ed egli capì con orrore che si trovava in presenza di due masche. Sempre a Montechiaro un giovane andava quotidianamente in un paese vicino a trovare una ragazza di cui era innamorato. Al ritorno veniva sempre aggredito, ma non riusciva mai a capire e a vedere chi fosse il colpevole e così preferì rinunciare alla sua innamorata.

Nella vicina Costigliole ti consiglio di visitare Bricco Lu, il bricco del lupo: la leggenda narra che in un cascinale vi viveva un giovane di nome Poldo, innamorato di Gentucca, una bellissima e ricca fanciulla. Il padre della ragazza convocò tutti coloro che aspiravano alla mano della figlia per la fiera di San Lorenzo dell'11 agosto, promettendola in sposa a colui che si fosse presentato con la miglior coppia di buoi. Poldo era povero e disperato invocò in suo aiuto il diavolo con cui strinse un patto: subito dopo tale accordo, Poldo si ritrovò catapultato in mezzo alla fiera con la più superba coppia di buoi aggiogati ad un rosso carro e fra le mani un pungolo d'oro.

Poldo riuscì a sposare la sua amata e la portò nella sua casa a Bricco Lu dimenticandosi del patto. Un anno, dopo sempre nella notte di San Lorenzo, il diavolo tornò a riscuotere la sua parte, ovvero l'anima di Poldo promessagli un anno prima. Gentucca, folle di dolore per la morte del suo amato, morì a sua volta, ma il suo spirito ritorna sempre la notte di San Lorenzo per cercare il suo adorato sposo.

Questa leggenda, però, non finisce qui. Infatti ancora oggi si parla della cascina dei suicidi a Bricco Lu. Vi è una grande cascina in cui i proprietari si tolsero la vita uno ad uno. Da quel momento la cascina passò in proprietà diverse e in breve tempo: tutti coloro che ne entravano in possesso, infatti, l’abbandonavano molto in fretta, sostenendo che non solo si verificavano fenomeni inspiegabili, ma che addirittura loro stessi iniziavano ad avere pensieri autolesionisti. La cascina, ad oggi, è vuota ed in completo stato di abbandono.

Vivi le leggende piemontesi all'Albergo Motta

Queste sono solo alcune delle leggende piemontesi che aleggiano su queste bellissime colline e che potrai scoprire personalmente alloggiando nel mio Albergo Motta, un albergo Asti situato a Motta di Costigliole e vicino ai principali luoghi di interesse.

Nel mio albergo potrai usufruire di un Internet Point gratuito e nel nostro Pit Stop potrai reperire tutte le informazioni turistiche per vivere al meglio il tuo soggiorno nelle colline delle Langhe.

Da noi i tuoi amici a quattro zampe sono sempre ben accetti. Sono infatti l'orgogliosa padrona non solo di cani e gatti, ma anche di una struttura alberghiera pet friendly: so bene quindi quanto sia bello poter trascorrere le vacanze insieme ai nostri iseparabili amici.

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